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Nel 1421 il doge Tommaso Mocenigo indirizzava ai suoi concittadini una
lettera - testamento nella quale egli tracciava un quadro impressionante della ricchezza e
della potenza cui era pervenuta la sua città. Nel corso del XIV sec. il ritmo di questo
sviluppo non si era mai interrotto, la Serenissima deteneva, infatti, sin dai tempi della
Quarta Crociata la funzione di grande emporio internazionale. I mercanti europei in attesa sulle
banchine di Venezia delle navi (provenienti dall'Oriente) acquistavano il cotone, lo
zucchero che, relegato fino ad allora in farmacia, cominciava a fare la sua comparsa in
cucina, l'olio dell'Italia meridionale e della Grecia. Quanto alla seta, un altro prodotto
il cui consumo nella esigente buona società del sec. XIV non cessava di salire
vertiginosamente, Venezia stessa se ne era fatta produttrice e la sua industria aveva
raggiunto rapidamente proporzioni rispettabili. Un posto del tutto particolare e
naturalmente assai cospicuo occuparono nel complesso della mercatura veneziana le
relazioni commerciali con i maggiori Stati italiani. Sempre secondo le stime del doge
Mocenigo, ben 48000 pezzi di panno e 40000 di fustagno giungevano ogni anno a Venezia
dalle città della Lombardia, mentre la sola Firenze inviava 16000 pezze di varia qualità
di panno.
Il quadro della prosperità
veneziana è imponente, soprattutto se si considera che lungo tutto il corso della metà
del sec. XIV la Serenissima non cessò praticamente di trovarsi in guerra con la sua
grande rivale, Genova, e che in questa lotta essa si trovò, dal punto di vista delle
operazioni militari ad essere spesso soccombente. La guerra che fu detta "di
Chioggia" (1378-81), che era parsa dover segnare la fine di Venezia, dette invece
l'avvio alla decadenza di Genova, la quale anche se militarmente vittoriosa, uscì da essa
letteralmente stremata e più che mai lacerata all'interno delle tradizionali divisioni
esistenti nel suo patriziato.
Anche per Venezia l'onere
della guerra era stato altissimo e si era dovuti ricorrere a forme di prestiti forzosi, ma
la compattezza della sua classe dirigente le aveva permesso di superare la difficilissima
prova.
<< In alto a sinistra: "Venice:
Embarkation of the Doge" (1845) di E. Challis
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